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Un tempo bastavano parole chiave, link e descrizioni ottimizzate per scalare Google.
Oggi, invece, un sito veloce, chiaro e piacevole da usare conta quanto – se non più – della SEO tradizionale.

Nel 2025, SEO e UX (User Experience) non sono più due discipline separate, ma due facce della stessa strategia: migliorare l’esperienza dell’utente significa migliorare anche il posizionamento.

1. Cosa significa davvero “esperienza utente”?

UX non è solo design: è tutto ciò che un utente vive quando naviga il tuo sito.
Dalla velocità di caricamento al modo in cui trova ciò che cerca, ogni dettaglio contribuisce a creare fiducia – o frustrazione.

Un sito può essere bellissimo ma, se lento o confuso, Google lo penalizza perché interpreta i comportamenti dell’utente (uscite rapide, scroll minimi, pochi clic) come segnali di insoddisfazione.

 2. I segnali che Google osserva

Negli ultimi aggiornamenti dell’algoritmo (Core Web Vitals, EEAT, Page Experience), Google tiene sempre più conto di parametri legati alla qualità dell’esperienza.
Ecco i principali:

  • LCP (Largest Contentful Paint) → quanto tempo impiega la pagina a mostrarsi.

  • INP (Interaction to Next Paint) → la reattività ai clic e ai tocchi.

  • CLS (Cumulative Layout Shift) → la stabilità visiva degli elementi (evita i “salti” fastidiosi).

In parole semplici: velocità, chiarezza e stabilità sono la nuova SEO tecnica.

 3. Architettura chiara = permanenza più lunga

Un buon posizionamento nasce anche da una struttura logica e intuitiva.
Un utente deve poter arrivare a ciò che cerca in massimo 3 clic.
Questo si traduce in:

  • menu semplificati e coerenti;

  • pagine correlate ben collegate tra loro;

  • breadcrumb visibili;

  • CTA (call to action) chiare e non invasive.

 Ricorda: quando un utente resta di più sul sito, Google interpreta quel tempo come un voto di qualità.

 4. UX writing: le parole che guidano

Anche il testo fa parte dell’esperienza utente.
Titoli chiari, micro-testi efficaci e paragrafi brevi rendono la navigazione più fluida e aiutano sia le persone che i motori di ricerca a comprendere i contenuti.

Esempio:
Invece di “Scopri di più”, usa “Guarda come funziona” — il secondo comunica meglio l’azione e il beneficio.

5. Mobile first: non un’opzione, ma la base

Oggi oltre il 70% del traffico web arriva da smartphone.
Un sito non ottimizzato per mobile è un problema sia per l’utente che per Google.

Testa sempre:

  • la leggibilità del testo su schermi piccoli,

  • la facilità di cliccare pulsanti e link,

  • il tempo di caricamento su connessioni lente.

Un’esperienza fluida su mobile è uno dei fattori di ranking più influenti del 2025.

6. SEO + UX = performance misurabili

Integrare SEO e UX non è solo una questione estetica: porta risultati concreti.

  • Aumento del tempo medio sulla pagina

  • Diminuzione del bounce rate

  • Miglioramento del tasso di conversione

  • Maggiore autorevolezza del brand

L’obiettivo non è solo “arrivare primi su Google”, ma restarci grazie alla fiducia degli utenti.

Conclusione: il posizionamento parte dalle persone

L’algoritmo di Google cambia continuamente, ma una cosa resta costante: premia chi mette l’utente al centro.
Ottimizzare la UX significa parlare la lingua delle persone e, di conseguenza, anche quella dei motori di ricerca.